Schopenhauer

Arthur Schopenhauer (1788-1860) è stato un filosofo tedesco noto per il suo pessimismo

radicale e per la centralità che attribuì alla volontà come forza fondamentale dell’esistenza. Nasce il 22 febbraio 1788 a Danzica in una famiglia benestante; suo padre, un ricco mercante, gli offre un’educazione cosmopolita, mentre sua madre, Johanna, è una scrittrice nota nell’alta società. Dopo la morte del padre, Schopenhauer abbandona gli studi commerciali per dedicarsi alla filosofia, ispirato dalle opere di Platone e Kant.

La sua filosofia raggiunge la piena maturazione con l’opera principale, Il mondo come volontà e rappresentazione (1818), dove espone la sua visione del mondo. Schopenhauer parte dall’idealismo di Kant, accettando l’idea che ciò che conosciamo non è la realtà in sé, ma una rappresentazione creata dal soggetto. Tuttavia, mentre per Kant la realtà in sé (il “noumeno”) è inconoscibile, Schopenhauer ritiene che possiamo intuirla come volontà, un’energia cieca, irrazionale e incessante che permea ogni aspetto dell’esistenza. Questa volontà è la forza che guida l’universo, ma è anche la radice della sofferenza: l’essere umano è condannato a desiderare continuamente, senza mai raggiungere una soddisfazione duratura.

Da questa concezione deriva il pessimismo di Schopenhauer: la vita è essenzialmente dolore, perché vivere significa desiderare e desiderare significa soffrire. Anche il piacere è solo una tregua temporanea dalla sofferenza. L’arte, però, offre una via di fuga: per Schopenhauer, la contemplazione estetica, soprattutto della musica, ci libera temporaneamente dalla tirannia della volontà. Ancora più radicale è la possibilità della rinuncia: ispirandosi al buddhismo e all’induismo, Schopenhauer propone il superamento della volontà attraverso la negazione dei desideri e l’ascetismo, che conducono alla liberazione dal ciclo di sofferenza.

Nonostante l’originalità e la profondità del suo pensiero, Schopenhauer visse gran parte della sua vita nell’ombra, ignorato dai suoi contemporanei e frustrato dal successo dei filosofi idealisti come Hegel, che egli disprezzava apertamente. Fu solo negli ultimi anni della sua vita, grazie a un rinnovato interesse per il suo pensiero, che Schopenhauer ottenne il riconoscimento che desiderava. Morì il 21 settembre 1860 a Francoforte, lasciando un’eredità filosofica che avrebbe influenzato profondamente autori come Nietzsche, Freud, Wagner e molti altri.

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